Quei manager che falliscono di continuo ma li trovi sempre lì.
Mentre tu remi per quattro noccioline e un calcio in culo.
Un giorno durante la classica giornata di festa di inizio/fine stagione in un prestigioso albergo del centro di Milano viene presentato in pompa magna il nuovo mega Sales Director, così mega che forse Sales Director non è nemmeno la dicitura giusta, ma non ricordo. Per l’azienda, una giovane e piccola realtà proto familiare in buona crescita, era un evento. Noi tutti peones della prima ora siamo rimasti ad ascoltare a bocca aperta la presentazione del managerone. E tra una promessa di triplicare il fatturato in due anni e una foto in costume da bagno per suscitare empatia nei futuri sottoposti ci siamo avviati verso casa non prima di aver sfondato il buffet.
Inutile dire che non c’è stata nessuna triplicazione del fatturato negli anni a venire.
Le cause possono essere molteplici e non esclusive del nostro fenomeno, ma non è questo che mi domando in questo numero di Jobbermag. Bensì:
Ma come diavolo ha fatto questo personaggio con più job title che titoli, più proclami che esperienza, più inglesismi che inglese, a trovare per l’ennesima volta un posto di prestigio a oltre 100K di Ral + bonus in una realtà che faceva fatica a darne 25 ai barbapeones che la tenevano in piedi? Il tutto dopo un anno di fermo spacciato per sabbatico. Anzi sabbatical.
Sapersi vendere è più importante che saper vendere recito in Jobber il libro.
Ma in realtà sapersi vendere è più importante che sapere, punto.
Sicuramente babbi anche chi assume questi personaggi non sapendoli leggere, capire, decriptare. Ma chi è l’HR, Topo Gigio? (sempre in Jobber). Il nostro amico tempo tre anni non solo non ha triplicato il fatturato, ma è stato piano piano escluso dal ponte di comando e accompagnato all’uscita di servizio (solo pochi mesi dopo era già in charge altrove, ma come fanno?)
Cacciare un allenatore dopo tre giornate di campionato non ha alcun senso. Vuol dire che hai sbagliato, tu, ad assumerlo. Tu, che non paghi mai. Questa dinamica tipica l’abbiamo analizzata la stagione scorsa, e quella prima, grazie alla Juve del post Allegri e, toh guarda, del pre Allegri 2.
Quest’anno la riviviamo con l’ennesimo capitombolo di Eusebio Di Francesco fresco di esonero dall’Hellas Verona. Ma cosa si aspettava il presidente Maurizio Setti?
Ci viene in aiuto una grafica degli amici di Cronache di Spogliatoio
4 vittorie nelle ultime 33 partite. Nessuna nelle ultime 19.
Mio padre, specie quando ho tentato il concorso per entrare al Corso Allenatori a Coverciano (bocciato miseramente, ma questa è un’altra storia che vi racconterò un’altra volta…), dice sempre: se azzecchi una stagione poi vivi di rendita. E mi vedeva già al Chelsea per il post Mourinho
Ed effettivamente il buon Di Francesco ha azzeccato la prima parte di carriera e poi ha inanellato una serie di fallimenti e scelte sbagliate. Ma perché ha ancora una possibilità? Non è l’unico, eh, penso anche al buon Andrea Stramaccioni, che ho scoperto fresco di ingaggio con l’Al-Gharafa, squadra del Qatar, che non giocherà la Champions League ma so’ soldi immagino. Il buon Strama, una delle tante intuizioni scellerate del simpatico Massimo Moratti, ha avuto la fortuna di essere scelto dal presidente convinto che per emulare l’effetto Guardiola, esploso in quegli anni, bastasse mettere alla guida della prima squadra il tecnico minorenne delle giovanili. Così come hanno pensato a Roma con Vincenzo Montella negli stessi anni (oggi, anche lui, miracolosamente ancora in sella avendo appena firmato per i turchi del Adana Demirspor di Mario Balotelli, ma come fanno?). E fremo nell’attesa di vedere il prossimo Pirlo…
E invece no, pensa un po’, non basta. Guardiola è tutt’altro e veniva da tutt’altro. Al cospetto nemmeno il pluridecorato Zidane può reggere il confronto. Na abbiamo parlato qui.
Se azzecchi una stagione poi vivi di rendita, diceva mio padre. È lampante nel calcio, ma in Azienda? È vero uguale?
Quando vedo questi manager, spacciati per fenomeni, autoproclamatisi game changer, rimbalzare da una realtà all’altra, sul campo come in Azienda, come se non fosse mai possibile fare un passo indietro, ma solo avanti o, alla peggio, in pareggio, in nome di non so ché, fallendo, sbagliando, incartandosi, mi chiedo sempre: ma come fanno?
Dannazione Jobber, dimmelo tu, ma come fanno?
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Copertina Jobbermag #2 | Vol.3 | Settembre 2021