Nadal. L'esempio di come dovresti lavorare.
Matteo come mai non hai usato la vittoria di Nadal agli Australian Open di settimana scorsa per scrivere un articolo per Jobbermag? C’è tutto: la sofferenza, il talento, il lavoro, l’educazione, la rimonta, il successo.
In settimana ho ricevuto decine di messaggi come questo. Di persone affezionate a Jobber e al suo modo di raccontare le cose. Specie il lavoro.
Ma la risposta è molto più semplice di quanto sembri: normalmente qui in Jobbermag prendo spunto da eventi di attualità (specie sportivi me ne rendo conto ed è un’altra critica che mi fate spesso notare…) per usarli come metafora e spiegare un concetto professionale. Ma nell’incredibile rimonta di Nadal in Australia non c’è bisogno di metaforizzare nulla. È tutto lì.
È il racconto dell’impresa sportiva e della sua storia l’esempio stesso di come dovremmo affrontare il (nostro) lavoro.
Nella finale con Medvedev Nadal mette in scena un esatto breviario della sua carriera intera e della sua visione della vita e del lavoro. C’è la cultura del lavoro. Ossessiva, sacrificante, ma desiderata perché strada verso l’obiettivo. Evidente per chiunque abbia seguito un po’ di tennis negli ultimi 20 anni oppure per chi abbia letto “Rafa. La mia storia” bio uscita nel 2011 (nel 2011…). E lampante per chi ha visto la finale l’altra domenica. Altrimenti non avresti avuto forza e strategia per uscire da una sacca di due set a zero contro il più forte giocatore al mondo oggi iscritto al torneo e di 10 anni più giovane.
C’è il talento. E benché molto spesso Nadal sia stato descritto come “quello che corre con la grinta”, soprattutto per creare il dualismo con l’etereo e raffinato Roger Federer, in realtà è evidente a chiunque l’enorme talento nascosto dietro quel mancino, una volta destro. E lampante l’altra sera. Quel dritto lungolinea in corsa sulla palla break del quinto set. Magia.
C’è l’educazione. Non richiesta. Sorprendente. Ma che fa parte del karma direbbe qualcuno, del mindset direbbe qualcun’altro. Sicuramente ti fa stare in pace con te stesso. Richiama il pubblico, che lo adora, e con un semplice gesto invita a non insultare l’avversario, che lo sta demolendo.
Esattamente il contrario di quello che succede in azienda. Luogo in cui quando le cose vanno bene, affossi il tuo collega, quando vanno male, lo incolpi.
La rimonta dell’altra sera, dopo la sofferenza, dopo i problemi, dopo lo scontrarsi con qualcuno che sta facendo meglio di te, è il racconto di una carriera intera. Fatta di cadute, di infortuni, e di mille risalite e successi.
Non serve Jobbermag per raccontarti come dovresti lavorare usando come metafora l’ultima incredibile impresa di Rafa Nadal. Basterebbe guardare un po’ di tennis. Ma guardare davvero, tutta la partita, non un set su cinque magari giochicchiando col cellulare, distratti.
Perché lo sport è un racconto. E quello che ci insegna è nelle pieghe dei dettagli, non in una raccolta di highlights
Matteo perché non hai usato la vittoria di Nadal agli Australian Open di settimana scorsa per scrivere un articolo per Jobbermag?
Perché Rafael Nadal non è una metafora di un esempio. Nadal è l’esempio.
Copertina Jobbermag #8 | Vol.3 | Febbraio 2022