Non è sicuramente facile presentarsi sotto il fuoco amico della Stampa pochi minuti dopo una brutta eliminazione dalla Champions League. Però fa parte del lavoro.
Non è sicuramente facile parlare di calcio con Don Fabio Capello, vincente e mai banale, o Billy Costacurta, vincente e abbastanza intelligente da capire che l’allenatore non è un lavoro che possono fare tutti. Però fa parte del lavoro.
Ma la cosa che più mi ha colpito del post partita di ieri è stata la risposta che Antonio Conte ha dato ad Anna Billò che gli chiedeva come mai non fosse riuscito a battere o segnare almeno un gol a una squadra che solo pochi mesi fa l’Inter aveva sconfitto 5-0 in semifinale di Europa League. “Forse una mancanza di gioco?” chiosa la conduttrice.
Oggi lo Shakhtar ha stravolto il suo sistema per giocare con noi. Quale problema di gioco avremmo? Pensate prima di fare le domande.
Sorvolando sulla sgradevolezza dell’appunto finale tipica di chi pensa di saper fare il lavoro degli altri meglio degli altri e che qui siamo disposti a concedere in nome della delusione del momento, la cosa che fa riflettere è la risposta alla domanda. Doppiata poi dalla non risposta data a Fabio Capello che, approfondendo la questione dal punto di vista tecnico, chiedeva se avesse preparato un Piano B.
Non puoi giustificarti dicendo che gli avversari hanno cambiato qualcosa nel loro modo di giocare. È esattamente quello il lavoro dell’allenatore! Ossia il tuo. Luis Castro dopo averne presi 5 ha capito di dover cambiare qualcosa. E ha cambiato. Antonio Conte in 180 minuti non ha cambiato nulla. E questo sarebbe anche lecito. Sua scelta.
Ma la tua risposta non può essere che l’allenatore avversario ha fatto il suo lavoro. Come se prevedere evenienze come questa non facesse parte del tuo, di lavoro. Ammetti che non ci hai capito molto, che è stato più bravo di te, gli fai i complimenti e vai a casa. Salutando la Billò prima.
Quante volte in Azienda ti è capitato che il tuo Capo dopo aver fatto lo spaccone per giorni, a progetto fallito invece che dire “ho sbagliato” cercasse di rigirarti la frittata con le parole, magari aggredendoti? Scrivimelo.
In Jobber, al 88° recitavo:
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Copertina Jobbermag #14 | Vol.1 | Dicembre 2020